Elena Wolkonsky, principessa della poesia
Natalia Stepanova, poetessa
Ignari
Povero corpo, coperto da ferite,
Se da bisturi o del tempo
Non importa…
Povera anima, nella quale noi
Tanto soffriamo,
Non sapendone il perché.
Voragine di dolore
Che toglie il fiato
E Spirito immenso
Che ci compenetra
E ci vince e noi nasciamo
E rinasciamo e nasciamo ancora
Sublimando ogni istante
In un sospiro.
Con il sorriso o la tristezza in volto
Noi sogniamo, ignari, un’altra vita…
Elena Wolkonsky, 2003, dedicato a Natasha Stepanova
Era bella Elena… un metro e ottanta d’altezza e gli occhi azzurri. Era allegra e sapeva ridere. Arguta, ironica e pungente aveva affinato l’arte di punzecchiare il prossimo fino allo sfinimento. D’altronde, si usava così alla corte degli zar. Suo padre portava il celebre cognome dei principi Wolkonsky (Elena ci teneva che il cognome fosse scritto all’inglese), sua madre era la figlia di Stolypin, il primo ministro dello zar, ucciso nel 1911.
Visse la sua giovinezza tra Parigi e Roma. Le sue prime poesie videro luce sulle pagine di una nota rivista francese Le Divan. Amava la compagnia, le lunghe conversazioni telefoniche, le colazioni nei ristorantini romani, guidare l’auto, le persone intelligenti, la povera gente, le gite fuori porta e la poesia… e, se mi è permesso il gioco di parole, Elena ed io fummo amiche “per la poesia”.
Fui presentata alla principessa Wolkonsky da padre Filipp. Era vicina agli ottanta quando la conobbi, ma non sono mai riuscita a pensarla come una signora in età. Aveva una personalità dal fascino straordinario. E quegli occhi azzurri che ti guardavano con un misto d‘ironia e di misericordia, come a rasentare una pietas profonda: sembrava che stesse contemplando l’interlocutore da qualche mondo lontano…
Elena Wolkonsky (Foto: archivio del Centro russo di Scienze e Cultura di Roma) |
Prendevamo spesso il the a casa sua. Amavo guardare le vecchie foto nelle cornici d’argento, sparse sopra i mobili e sulle pareti del salotto. Le foto di suo padre, il principe Wolkonsky, con a fianco un levriero – era un uomo bellissimo e di un’eleganza impeccabile, della giovanissima e bella cugina, uccisa dai bolscevichi, della mamma nel giardino con la piccola Baby, come la chiamava la madre. Mi raccontava a volte di loro. Era come sentire il respiro della Storia, lei stessa lo era.
Abitava in un appartamento sopra la chiesa russa, sita nel palazzo Tcernysceva. Spesso la si poteva vedere giù in chiesa, assorta nella preghiera. La nostra parrocchia di confessione ortodossa fu fondata dall’aristocrazia russa. Le porte dell’iconostasi, dipinte da Briulov, le icone antiche dallo sguardo obliquo dei santi: i testimoni muti del passato, portate in Italia dai russi in fuga…
“ Avendo l’eternità davanti a noi, perché ergere a dio il tempo nostro?”
(la «d» minuscola è espressamente voluta)
Elena W.
Aveva scritto questa frase su un cartoncino azzurro, regalandomelo. È vero, tutto passa: stagioni, amici, amori. Tutto cambia, muta, si trasforma, persino la Russia! Ed io mi considero fortunata di aver conosciuto e di aver vissuto quell’atmosfera cecoviana di cui era permeata la nostra piccola comunità ortodossa. Era come tornare nella Russia prima della rivoluzione, la Russia che leggiamo nei libri.
Oggi mi rimane la memoria di parole dette, di emozioni provate. Rimangono le persone da custodire nel cuore come un segreto: i ricordi. Che odore hanno i ricordi? Per me, mentre scrivo, d’autunno, di porpora e d’oro, di lavanda e di cipressi, di rose, di scherzi e di allegria: tutte cose che Elena amava. Il 15 novembre 2012 cade il suo compleanno. Il 16 novembre 2012 ci sarà la premiazione dei finalisti del concorso di poesia per giovani poeti russi, “Il Vento dell’Avventura”; un concorso da lei ideato e patrocinato, in collaborazione con Natalia Fefelova. Dal 2011 “Il Vento dell’Avventura” è dedicato alla memoria della principessa Elena Wolkonsky.
E noi sogniamo, ignari, un’altra vita… Così termina la bella poesia di Elena Wolkonsky. I sogni… Chi di noi non né ha o non né ha mai avuti? Non affrettatevi, però, a concretizzarli, sempre che non siate dotati di un’immaginazione superiore alla media, correlata alla speranza. Un sogno tenetevelo sempre da parte: è l’amico migliore che si possa avere. Ed Elena lo sapeva.